Lo ammetto, ero terrorizzato. Sono da sempre stato uno dei maggiori fan di Fujifilm, ho fatto comprare prodotti della serie X a praticamente tutti i miei amici e colleghi.
A dicembre 2021 ho venduto tutto e sono passato a Sony A7IV quasi al day one. Tradimento? Upgrade? Conviene davvero passare da Fujifilm a Sony?

Vediamolo insieme.

Premessa: non è una recensione e non mi dilungherò in specifiche tecniche: il web è pieno di colleghi bravissimi che hanno analizzato nel profondo specifiche e descritto alla perfezione l’uso della macchina e le sue prestazioni (spoiler: è la migliore sul mercato). Parlerò di esperienze nel mondo reale da un punto di vista assolutamente soggettivo: in questo momento stai parlando con un amico fotografo.
Possiedo anche una Canon 5D Mark IV, il mio strumento di lavoro preferito, che però non citerò all’interno dell’articolo per evitare confusione.

Passare da Fujifilm a Sony A7IV federico quagliuolo fotografo
Passare da Fujifilm a Sony A7IV? Non è stato facilissimo!
Lavoro sempre con due camere con obiettivi fissi: una per il grandangolo e una per il ritratto. Vicino a me il mio collega Fabio, videomaker d’eccezione.

Ergonomia

Per chi viene dallo stile retrò di Fujifilm, l’ergonomia di Sony a7IV è un ritorno al mondo reflex con i vantaggi di una mirrorless, ma sulla posizione dei tasti non ci siamo.

La macchina è massiccia, ma non pesante. Sta molto bene in mano e restituisce una sensazione di solidità che la qualità dei materiali di Fujifilm, paradossalmente, non riesce a pareggiare soprattutto nei nuovi modelli costruiti in Cina. In particolare le macchine color argento soffrono moltissimo i graffi.

La sensazione di spaesamento arriva però nel momento in cui bisogna avere a che fare con l’esperienza di scatto.

Qui la curva di apprendimento nel passare da Fuijfilm a Sony si fa improvvisamente ostica: il posizionamento dei tasti, ben più numerosi rispetto alla Fuji X-T3, non è sempre intuitivo. Soprattutto per la scelta dei diaframmi e dei tempi di scatto, che richiedono una nuova abitudine e all’inizio rallentano la rapidità di azione.
Un aspetto che ho apprezzato molto in Sony A7IV è la separazione fra tasto di scatto e tasto di registrazione video: anche nella modalità fotocamera, infatti, basta premere il tastino rec per cominciare un videoclip. Questo è un aspetto utilissimo per me che lavoro in ambito reportage\politica, dove spesso mi vengono richiesti anche minivideo da pubblicare sui social. Allo stesso modo, la posizione della modalità video è facilmente raggiungibile. Su Fujifilm bisogna ruotare per intero la corona delle funzionalità, cosa assolutamente poco pratica.

Per Fujifilm X-T3, però, le funzionalità per la fotografia.

Vince Fujifilm per i fotografi puri, Sony per gli utenti “ibridi“.

Posizione di scatto Sony A7IV
La posizione di scatto di Sony A7IV è abbastanza innaturale. Il corpo è massiccio, quindi permette una ottima presa, ma il tasto di scatto non è in posizione ergonomica e quando devi prendere la macchina rapidamente, soprattutto in fase di adattamento, non è il massimo.
Fujifilm X-T3 impugnatura
L’impugnatura di Fujifilm X-T3, per quanto più classica, accompagna meglio la mano. Altro gusto assolutamente personale: lo schermo reclinabile è una cosa straordinaria. Con X-T4 è andato perso.

Qualità d’immagine

Altissima, eccellente, una gamma dinamica stratosferica, ma per chi viene dalle fotocamere top di Fuji non ci sarà quell’effetto “wow” che ci si aspetta.

Parliamoci chiaro: le Fujifilm, ma in generale tutte le macchine fotografiche di alta gamma degli ultimi 5 anni, hanno una qualità d’immagine tanto elevata da essere scelte più per necessità specifiche o gusti personali che per reali differenze nelle prestazioni. Passare da Fujifilm a Sony è quindi stata un’evoluzione non sorprendente.

Molti diranno “sì, ma sei passato da APS-C a Full Frame, l’immagine è ovviamente migliore“. Rispondo ni.

Per gli utenti Fujifilm questa frase ha un valore relativo: l’intera filosofia della casa giapponese gira attorno al sensore ridotto: dalle ottiche già pensate per simulare gli equivalenti full frame (il mio preferito è sempre stato il Fujinon 16mm f/1.4, equivalente del 24mm su full frame) alla taratura delle macchine fotografiche, tutto è perfettamente progettato attorno al sistema APS-C, tanto da non rendere innaturale il passaggio da un corpo all’altro in termini qualitativi. Cosa che invece, paradossalmente, accade quando si passa dalle Sony Alpha 6000 alla serie ammiraglia: le migliori lenti Sony, le Zeiss e la Serie G, sono principalmente progettate per full frame.

Sulla carta è certamente vero che i vantaggi del full frame sono numerosi, a partire dagli adattatori di cui parlerò più avanti.

Allo stesso modo, per chi cerca megapixel per foto giganti, i 33mpx della Sony sono di più rispetto ai 26 di Fujifilm X-T3 e T4, ma nel mondo reale non cambia nulla. A patto che non si facciano foto naturalistiche o di architettura o altre nicchie molto esigenti. La gestione degli ISO è eccellente in entrambe le camere, con qualche punto in più per Sony. Ma siamo sull’ottimo per entrambe le camere.

Nell’ambito wedding, eventi e ritrattistica, un buon fotografo fa la foto giusta con lo strumento che più gli stimola la creatività. I mezzi forniti da Fuji e Sony sono estremamente soddisfacenti: la malleabilità dei file RAW è davvero estrema, con una gamma dinamica che permette di recuperare immagini impossibili in ogni situtazione.

Meglio Sony sul piano tecnico. Sul piano pratico, a mio avviso, è una questione di usi fotografici.

Passare da Fujifilm a Sony A7IV foto Mao
Mao è sempre un ottimo soggetto sul quale sperimentare le nuove macchine: da notare la nuova scienza del colore di Sony A7IV, che valorizza i rossi. Questo è anche dovuto alle ottiche Samyang, che sono molto tendenti al rosso. Ottimo per gli incarnati.
Il funzionamento del riconoscimento facciale per animali è favoloso. Sony A7IV, Samyang 45mm f/1.8. Dati: 1/4000, ISO 80, f/1.8

Colori e Jpeg

Ci sono molti ambienti professionali in cui lo scatto in Jpeg è diventato fondamentale. E non dimentichiamo i tanti aspetti amatoriali, in cui in viaggio magari viene il momento di una foto ricordo e vuoi farla “a modo tuo”.

Bando agli integralisti: mi sa tanto di “regole del maschio alfa” quando sento quelle frasi del tipo “il vero fotografo scatta solo in raw“. Non è così, non in tutti gli ambienti professionali.

Nel reportage, specialmente in politica, a volte devi consegnare la foto all’istante. E se non l’hai scattata bene o non riesci a collegare il telefono alla fotocamera, sono guai seri. Quindi a volte è addirittura meglio usare il giusto telefono.

La Fujifilm è un piacere da usare con la sua scienza del colore tarata sulle vecchie pellicole: ho realizzato numerosissimi reportage interamente in JPEG, così come addirittura alcune feste di giorno. Difficilissima da battere, in special modo con il profilo Classic Chrome, il mio preferito. Anche la gestione del bianco e nero, con i filtri selettivi, permette la produzione di foto naturali.

I profili colore Sony sono confusionari: si ragiona per sigle, le impostazioni sono tantissime e questo non aiuta affatto l’utente che passa da Fujifilm (ma credo sia abbastanza ostico per qualsiasi fotografo!). C’è da dire che la Sony Alpha 7 Mark IV ha fatto un bel passo avanti rispetto alla Mark III, che aveva un’interpretazione con colori poco brillanti e tendenti al verdognolo\giallino nei suoi profili jpeg.

Pari e patta con Sony A7IV. Per altri modelli, decisamente meglio Fujifilm.

Puteoli Sacra
Fujifilm X-T3 con 16mm f/1.4, ISO 200, 1/100 @ f/4. Il profilo Classic Chrome restituisce immagini originali ed esteticamente appaganti in queste occasioni

Autofocus

Qui si grida al miracolo. Il sistema AF di Sony è un altro pianeta. Rapidissimo anche con lenti non originali (in questo momento sto utilizzando Samyang 45 f/1.8 e 24 f/1.8, che recensirò a parte) e il riconoscimento del volto è perfetto, soprattutto nei video dove non perde mai un colpo. Utile l’opportunità di poter selezionare non solo il riconoscimento di volti umani, ma anche animali (col gatto va che è un piacere) e uccelli (ideale per i fotografi di avifauna).

Affascinante l’opzione “volti noti”, che permette di mettere in priorità il focus sul volto di persone già registrate dalla fotocamera: immaginiamo la comodità nella fotografia di reportage o nello stile matrimoniale, dove fai memorizzare il volto degli sposi o del tuo soggetto e poi lasci l’automatismo al lavoro!

In generale la qualità del focus non ha partita. Fujifilm, con X-T3 e X-T4, ha fatto passi da gigante, ma rispetto alla rapidità del sistema Sony Alpha c’è ancora da lavorare. A partire dalla X-T3 la Fuji è utilizzabile con serenità in ambienti professionali e io stesso l’ho usata addirittura per seguire il Capo dello Stato Sergio Mattarella in una visita ufficiale, ma con Sony ho avuto miglioramenti colossali nel lavoro.

Stravince Sony.

Esperimento autofocus
Esperimento di autofocus a rilevazione del volto con Samyang 24mm f/1.8 su Sony Alpha 7 Mark IV.

Semplicità d’uso e funzionalità

Anni fa lessi una recensione di Ken Rockwell che si lamentava dei menù caotici dell’allora nuova Fujifilm X-T2. Quelli Sony sono allora il male in confronto. Per giunta sono assistite da un manuale esclusivamente online, nemmeno molto facile da consultare.

La traduzione in Italiano è pessima, tant’è vero che sono stato costretto a lasciare la macchina in Inglese, perché praticamente tutte le voci del menù sono abbreviazioni e sigle puntate e peccano anche di zero intuitività. Per un nuovo utente è un incubo da navigare e io stesso ho difficoltà continue nell’individuare le cose giuste che mi servono.

Facciamo due esempi: la formattazione della memory card, che si trova all’interno della sezione “shooting“. Oppure la modifica delle modalità di autofocus, messe senza una logica ordinatrice. Anche l’impostazione dello stabilizzatore è complessa da ricercare, tant’è vero che l’ho messa nel menù personalizzato. E non parliamo del bracketing, che per farlo partire in automatico praticamente serve solo il telecomando esterno. È una cosa totalmente irrazionale.

Su Fujifilm questo aspetto è molto più razionale e semplice. La macchina è progettata per scattare e basta, in modo secco ed essenziale. Nelle ultime due versioni, poi, anche l’aspetto video è stato potenziato in modo eccellente.

I menù sono disposti con sufficiente razionalità e il corpo macchina, con il suo look vintage, ha tutto a portata di mano. Sai esattamente cosa devi toccare per ogni necessità e, anche senza guardare lo schermo, puoi immediatamente conoscere le tue impostazioni di scatto e andare ad intuito. La ghiera dei diaframmi è sull’obiettivo, quella dei tempi è sulla corona superiore della macchina.

Fujifilm è molto più semplice anche nelle cose ordinarie. Su una cosa però c’è da riflettere:

Passaggio da Fujifilm a Sony menù Sony Alpha 7 Mark IV
“Immissione”. Perché? PERCHÈ?

App per Smartphone

L’app Fujifilm Camera Connect è un incubo. Programmata malissimo, destinata a disconnettersi una volta su due, aggiornamenti e refresh dello schermo in continuo ritardo. Una cosa a dir poco pietosa che rende praticamente quasi impossibile registrare i video. Per me, che con Storie di Napoli registro numerosi vlog, è stato uno strazio. Oltretutto è impossibile tenere conto del focus, mentre altre volte si disconnette repentinamente mentre si trasferiscono le foto sul cellulare. L’app iOS è leggermente meglio di quella Android, ma siamo sempre su un livello basso.

Sony riesce nella difficile impresa di pareggiare tanta bruttezza. Sono molto frequenti i problemi di connessione con la fotocamera, anche le impostazioni di scatto sono abbastanza macchinose e poco rapide da usare. Per un fotografo di reportage o social media manager avanzato questa è una gran bella seccatura, in quanto spesso la pazienza in situazioni di forte stress è la cosa che manca per prima. E quest’app di pazienza ne richiede davvero tantissima.

  • Passare da Fujifilm a Sony

Affidabilità

Fujifilm è andata calando negli anni in questo aspetto. Per l’uso professionale intensivo mi è capitato più volte di incappare in problemi o difetti della Fujifilm a mio avviso inaccettabili. Durante il Giffoni Film Festival mi sono trovato improvvisamente con la Fujifilm X-T2 con l’otturatore meccanico bloccato. Googlando un po’, ho scoperto che si tratta di un difetto abbastanza comune. Con la X-T3, invece, durante un matrimonio ha presentato un bug che la portava al riavvio in fase di scatto. Poi si è spenta e non si è più riattivata per tutta la sera. Con un aggiornamento si è risolto, ma in queste occasioni si capisce l’importanza assoluta di una macchina di backup.

In termini di batteria, criterio che includo nell’affidabilità, molto varia nell’uso che si fa della macchina. Tendenzialmente ho notato una maggiore durata complessiva di Sony A7IV sia in video che foto.

A vantaggio di Fujifilm c’è però un dettaglio: Sony non offre infatti il caricabatterie esterno, ma solo una prolunga USB che rende la ricarica molto lenta. Il caricabatterie Sony, fondamentale per qualsiasi fotografo e videomaker professionista, costa più di 80 euro.

Fujifilm X-T3, 35mm f/1.4, 1/30, ISO 800, f/2

Parco ottiche

Qui non c’è un vero vincitore: entrambi i brand hanno una varietà di lenti sufficienti per qualsiasi uso e gusto: Fujifilm, forte del sistema APS-C, produce una gamma di obiettivi professionali decisamente più economica di Sony, non per questo di minore qualità. Sony, d’altro canto, si fa forte del marchio Zeiss e della sua serie G, che vanta vetri dalla risolvenza elevatissima. Importanti per i sensori carichi di megapixel come quello della A7IV, ma penso anche ai modelli A7RIV o A1.

Va quindi fatta una riflessione sulla base del proprio stile di fotografia e modalità di uso della foto-videocamera.

In merito, facciamo due piccoli approfondimenti:

Viltrox Fujifilm X-T2
Viltrox e Fujifilm X-T2: pessimo, pessimo, pessimo. Anche con la T3 non è andata meglio.

Adattatori per altri brand

Fujifilm ha lentamente percorso una strada di adattamento ai marchi “classici” come Canon e Nikon, ma chi acquista una X-T3 o X-T4 con l’idea di montarci su lenti di altri marchi rimarrà deluso: è un fallimento.

Su Fuji ho inizialmente convertito diverse lenti Canon con numerosi adattatori: dal Viltrox, modello economico e sconsigliabile, al Fringer, arrivando al Metabones. Dal più al meno costoso c’è solo un ventaglio maggiore di lenti adattabili, ma l’usabilità rimane bassa: le prestazioni di autofocus risultano peggiorate oltre l’inverosimile, spesso rendendo gli obbiettivi molto frustranti da utilizzare.

Ho provato un ventaglio di lenti molto ampio: dal Sigma 50mm f/1.4 Art al Canon 100mm f2, passando per 24mm f/1.4 L, 24-70 f/2.8L (sia Canon che equivalente Tamron), 70-200 f/2.8 L ed anche il modello f/4.

Con Sony questo problema è drasticamente mitigato. Ho acquistato l’adattatore Sigma MC-11 che, ovviamente, con il 50mm f/1.4 Art funziona a dir poco alla perfezione, trasformando la mia lente Canon in un’ottica utilizzabile anche su Sony, con qualità di autofocus nel video e nella fotografia assolutamente accettabili. Ho notato, però, un surriscaldamento della macchina fotografica quando registro video con lenti adattate. Facciamo attenzione, il supporto Sony non mi ha saputo rispondere perché, chiaramente, quella dell’adattamento delle lenti si tratta di un’operazione teoricamente non consentita sulla macchina.

Ad ogni modo, in fotografia questa soluzione è eccellente. Anche le altre ottiche sono tutte perfettamente funzionanti e hanno prestazioni autofocus di ottimo livello, seppur leggermente minori rispetto alle omologhe Sony.

Ad ogni modo, vince Sony a mani basse.

Sony A7IV con Sigma MC-11 e Sigma 50mm f/1.4 Art
Sony A7IV con Sigma MC-11 e Sigma 50mm f/1.4 Art. Accoppiata eccellente

Lenti Vintage

Sono un appassionato di oggetti d’epoca, colleziono un sacco di strumenti fotografici anche senza valore, ma che possono aiutarmi nella creatività. Con le mirrorless le ottiche vintage hanno scoperto una nuova primavera. E in questo ambito non c’è partita: stravince Sony a mani basse.

La ragione è una: è full frame. E questo permette l’acquisto di adattatori a bassissimo costo, dove invece su Fujifilm sei costretto ad acquistare gli “speedbooster” per convertire le ottiche d’epoca al loro equivalente su APS-C. Tutte cose costose o addirittura da commissionare su misura ad Adriano Lolli.

Per giunta (e questo è un discorso che non vale per chi ha la X-T4), lo stabilizzatore interno di Sony è efficacissimo e sono riuscito a scattare a mano libera una fotografia con un catadiottrico da 500mm.

Mi sono tolto anche qualche sfizio in più: ho acquistato un adattatore da Kiev-88 a m42, in modo da montarlo su Sony A7IV. So già che l’uso che ne farò sarà assai ridotto, ma quando ti prende quello sfizio creativo, hai delle ottiche straordinarie da poter sperimentare.

Sony A7IV
Sony A7IV, Samyang 24mm f/1.8, ISO 1600, f/1.8, 1/30

Conclusioni: conviene passare da Fujifilm a Sony?

La matematica nell’arte creativa ha valore solo nella composizione e nelle tecniche di scatto, non nella decisione dello strumento giusto per te: diffidiamo dalle mille classifiche e scontri frontali che mettono sul banco solo le specifiche tecniche. Non ne usciremo mai soddisfatti: cerchiamo di vedere quali sono le risposte ai singoli problemi pratici che ho posto nei precedenti paragrafi.

Rispondiamo quindi alla domanda: vale la pena passare da Fujifilm a Sony A7IV?

Per wedding\eventi\reportage\fotogiornalismo\architettura\foto naturalistiche è un ottimo investimento. In ambiti più lenti, come il mondo della ritrattistica\viaggio\panorami, la cosa cambia.

Acquisterò sicuramente in futuro una macchina della serie Fuji X-Pro per l’uso personale. Il feeling creativo che ti regala la Fuji è eccellente ed è ciò che conta nella fotografia. Per lavoro, le capacità di autofocus della Sony e lo switch rapidissimo video\foto sono due feature vincenti.

-Federico Quagliuolo

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